domenica 2 novembre 2008

il lavoro nel cassetto


IL LAVORO NEL CASSETTO

Die Zeit in Paliano nutze ich um Zeitgenossen des italienischen Cantautore Luigi Tenco
aufzuspüren, Termine zu vereinbaren und Videointerviews zu durchzuführen, bzw. Videosequenzen
zu filmen. Dieses Material war die Basis für eine Videodokumentation in deren
Zentrum der italienische Cantautore Luigi Tenco steht. Es gelang mir, renommierte KünstlerInnen
für die Mitarbeit zu gewinnen. In Zusammenarbeit mit der römischen Computermusikerin
Silvia Elisabetta Pagano entstanden drei Musikstücke, die wohl zu den ungewöhnlichsten
Tenco-Interpretationen zählen. Der brasilianische Jazzakkordeonist Renato Borghetti hat mit
seinem Quartett zwei Tenco-Stücke für mich eingespielt. Komponist und Stummfilmpianist
Gerhard Gruber ist mit einem Lied präsent. Gesungen hab ich die „Filmmusik“ selbst.
Durch die Beteiligung des Freistädter Medienkünstlers Hans Moser, der aus meinem Material
dynamisch generierte Videossequenzen schuf, entstanden fließende Bildkompositionen, die
die Interviews umspielen.
Luigi Tenco Seelenspuren ..... cercando l‘anima di un poeta
Videodokumentation 36 min, italienisch mit deutschen Untertiteln.
Freunde und Zeitgenossen des italienischen Kult-Cantautore Luigi Tenco (1938-1967) lassen
an ihrer Begeisterung teilhaben. Rom‘s Kulturstadtrat Gianni Borgna schildert die Bedeutung
Tenco‘s im zeitlichen Kontext. Gino Paoli, dessen musikalische Karriere gemeinsam mit Tenco
begann, erinnert sich und reflektiert seine eigene Erfolgsgeschichte.
Der 78jährige Filmemacher Piero Vivarelli ist überzeugt, dass sein bester Freund Tenco Europas
bester Liedermacher ist. Passionierte Tenco-Sammler erzählen, und: wir besuchen die Universität
Genua, wo Tenco einst studierte: nicht Musik, sondern Physik und Politikwissenschaften.
Idee, Produktion, Interviews, Kamera,
Schnitt, Übersetzung, Untertitel: Ingrid
Schiller
Bearbeitung der Visuals: Hans Moser
Musik: Luigi Tenco
Musikalische Neuinterpretationen:
Ingrid Schiller - Gesang
Silvia Elisabetta Pagano - Computermusik
Renato Borghetti Akkordeon, Daniel Sa -
Gitarre, Pedro Figureido - Sax, Hilton
Vacari - akust. Gitarre
Gerhard Gruber, Piano

martedì 21 ottobre 2008

Omaggio del club Luigi Tenco a Ornella, fondatrice appassionata



Un mese fa moriva, all'età di 86 anni, Ornella Benedetti, lidense d'adozione, fondatrice del Club Luigi Tenco. E proprio gli amici del club la ricordano ora con una lettera aperta, a firma di Cristina Romieri. Uno «spirito libero e un po' ribelle», quello di Ornella che era stata toccata profondamente dalla tragedia di Luigi Tenco. «Sentiva che si doveva far qualcosa - scrive Romieri -, non lasciare che quella morte, che in molti si erano premurati a ridicolizzare e a banalizzare, scivolasse nell'oblio del tempo, così come avevano fatto con quel corpo portato via in tutta fretta perché lo spettacolo doveva continuare. Scrive alla madre di Luigi, Teresa, con cui manterrà un bella amicizia per metterla a conoscenza del progetto di istituire il Club, senza mitizzazioni e senza fanatismi, per mantenerne vivo il ricordo esaltando nel mondo della canzone quegli ideali di poesia, onestà e dignità umana a cui Luigi ha voluto esser sempre fedele .... Su quel Club riesce a convogliare molte persone, soprattutto giovani, con la loro rabbia, i loro sogni, la loro creatività. Ornella diventa il loro (nostro) punto di riferimento». Il Club cura varie iniziative: nel '67 esce In ricordo di Luigi Tenco, che raccoglie molte poesie scritte in sua memoria, nel '68 vengono pubblicate le pagine Caleidoscopio, tra il '69 e il '74 otto numeri unici, ora ristampati. Di quegli anni sono anche la costruzione di case per i lebbrosi nel Ciad dedicate a Luigi e l'assegnazione del premio allo studio a Vincenzo Rizzitiello, per stampare il libro Un maestro in Lucania sulla propria esperienza in una povera pluriclasse della Basilicata. É del 2000, invece, il volumetto di Ornella : A tutti quei giovani che nel '67 - Piccola storia del Club Luigi Tenco di Venezia.. In questi ultimi anni il Club ha organizzato alcuni concerti: l'ultimo, Omaggio a Luigi Tenco nei settant'anni della sua nascita, tenutosi il 28 settembre a Palazzo Ducale. «A questo appuntamento Ornella purtroppo non è venuta: ci ha lasciato proprio pochi giorni prima».

domenica 12 ottobre 2008

La verde isola compie 10 anni

La verde isola compie 10 anni.
Era ottobre ed era l'anno 1998 quando, avendo in mente qualcosa, mi decisi a muovere i primi passi nel mondo di internet, con una idea precisa: tenere viva la memoria di Luigi Tenco.Da qualche mese (luglio 1998) mi ero comprato un computer per perseguire il mio scopo e subito mi ero messo a fare ricerche, sperando di incontrare qualcosa o qualcuno che mi aiutasse nell'intento.Di Luigi Tenco, però, non ricevetti alcuna notizia diretta. Qualcosa mi veniva restituito, solamente, facendo ricerche mirate su Dalida, quella che era stata la sua patner al Festival di Sanremo del 1967, dove aveva cantato la sua ultima canzone.Ci fu comunque una persona che rispose ad un mio appello. Anche lei stava facendo, come me, ricerche nel web su Luigi Tenco ed anche lei era alquanto delusa di non trovare risposta alcuna.Questa bella persona avrebbe voluto farsi chiamare "alba" nella realtà virtuale che stava vivendo, ma essendo questo pseudonimo già acquisito da altri, optò per una parola alternativa e scelse di chiamarsi "tramonto".Quando "tramonto" rispose al mio messaggio, correva dunque l'anno 1998 ed era, per gli amanti della statistica, il 9 di ottobre.E' stata questa la mia prima amicizia virtuale. Qualcuno con cui potevo iniziare a costruire un'isola fatta di soli amici, seguendo l'indicazione di una canzone che Luigi Tenco aveva inciso ma mai fatto pubblicare, quando era in vita.Presto la mia conversazione con "tramonto" si indirizzò su di un brano che, per lei era in assoluto quello che preferiva e che, per me era in sintonia con il nome da lei scelto.Parlammo a lungo di "Quasi sera" e fu, infatti, con questo brano che la nostra amicizia iniziò a cimentarsi nel nome di Luigi. A quel tempo, le linee di connessione ad internet erano piuttosto lente e le difficoltà di esplorare un mondo sconosciuto erano notevoli, ma la nostra comune determinazione ci dette la forza di muovere i primi passi.Nacque così uno spazio che volli chiamare "la mia pagina su Luigi Tenco", con Francesca (questo era il vero nome di "tramonto"), unico visitatore.Nacque così l'idea di raccogliere attorno al tema dell'isola ogni amicizia virtuale che potesse essere onesta, sincera e finalizzata allo scopo che mi ero prefissato.Con Francesca ho fatto le prime prove di trasmissione di brani di Luigi attraverso la rete. Ricordo che la interrogai sugli autori di "Notturno senza luna", rimettendole fra mille difficoltà, il piccolo brano e che discutemmo della traduzione di "Blowing in the wind". Lei aveva tradotto molte canzoni di Bob Dylan e mi precisò che, il riferimento che c'era nel libro di Fegatelli (considerato il biografo di Tenco) ad una canzone di Bob Dylan, era del tutto infondato.Iniziavo dunque anche a capire che, per rendere pubbliche certe cose, occorreva camminare con i piedi di piombo.E con i piedi di piombo ho camminato, per dieci anni ancora. Ho costruito altri spazi, incoraggiato iniziative lodevoli, partecipato a convegni, collezionato Tenco scoprendo un interesse, simile al mio, ma inaspettato, anche in parti del mondo molto lontane.Ora non so più quel che sarà domani. Forse questo è il tempo dei bilanci. Ma di una cosa sono certo: domani, qualcosa cambierà.

venerdì 26 settembre 2008

SI' IO VORREI

SI', IO VORREI

Sì, io vorrei essere nella tua tomba
dolce ragazzo muto...
per contendere all'unghia rapace della Vecchia Ossuta
l'onda dei tuoi capelli bruni.
Sì, io vorrei essere nella tua tomba,
per proteggerti da Lei,
che ti sciupa il bel viso
e la bocca dolce che sapeva di fresco...
Sì, te, nato nel giorno della primavera
vorrei salvare dalla Vecchia Gelida
che un po' alla volta ti verrà a rubare
quegli occhi fieri
e quelle mani buone
che il sole della vita riscaldava.
Sì, io vorrei essere nella tua tomba
dolce ragazzo muto...
per non farti morire un'altra volta.

Leonora Dellarchi (Alessandria)


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martedì 19 agosto 2008

La passione di Luigi per la bicicletta

31 maggio 2008
Quando il figlio del contadino vola....

Ricaldone, Maranzana, Mombaruzzo, Quaranti, Alice bel Colle., un sali e scendi continuo ideale per i ciclisti che, in tempi rapidi, vogliono provare l'ebrezza di sentirsi scalatori, discesisti, passisti e via dicendo. Ma i paesi che ho citato vivono di agricoltura e dunque non è improbabile che fra quei colli si cresca alla guida di un trattore piuttosto che in sella ad una bicicletta.
Fra queste valli è cresciuto anche Luigi Tenco ed ogni volta che mi capita di andare da quelle parti nel contrasto fra trattori e ciclisti ripenso sempre ad una dichiarazione che il fratello di Luigi rilasciò al giornalista Andrea Bazzurro alla fine del 1986. Alla domanda "Qual'era la posizione di Luigi nei confronti della religione" Velentino Tenco rispose così: "Un po' particolare, come in tutte le cose. Faccio un esempio: ci fu una volta in cui gli venne in mente di diventare un ciclista. Io gli comprai una bicicletta e lui tutte le mattine alle sei partiva ed andava ad allenarsi. Un'altra volta iniziò a leggere una storia delle religioni e lo colpì la figura di Sant'Ignazio di Loyola. Poi lesse un libro sull'Inquisizione di Spagna e se avesse potuto i preti li avrebbe bruciati tutti. Si infervorava, non tollerava l'ingiustizia. Era fatto così. Da ragazzino, è chiaro, perché poi anche lui ha trovato un proprio equilibrio."
Io non so se gli allenamenti di Luigi avvenivano fra quelle valli (credo di no) ma aver visto oggi, al giro d'Italia, il figlio di un contadino volare mi ha fatto ripensare alle origini agresti di Luigi e alla sua determinazione a far volare alto le proprie idee.



Riprendo l'ultimo mio post sulla passione di Luigi per la bicicletta perché trovo conferma su quanto andavo intuendo.
Tratto dal libro di Tortarolo-Carozzi "ed ora che avrei mille cose da fare" trascrivo parte delle pagg.121-122:
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Qualche tempo dopo, intorno ai tredici o quattordici anni, venne il periodo delle biciclette. Luigi era un buon pedalatore, come modestamente ero anche io. Luigi possedeva una bicicletta Bianchi, era 'coppista', come quasi tutti allora, se non altro per spirito campanilistico, visto che Coppi era della provincia. Io invece ero 'bartaliano', non per campanilismo ma per istintiva maggiore affinità caratteriale. Quando pedalavamo in bicicletta molto spesso ci seguivano anche mio cugino Gianni Michele o Tonino Teneggi, un nostro parente di Bologna che a quel tempo veniva a Ricaldone in agosto in quanto sua nonna (mia prozia Maria) era del paese ed era sorella dell'allora sindaco Tobia Cuttica. Quando andavamo in bicicletta, uno dei percorsi più frequenti toccava Ricaldone-Maranzana-Mombaruzzo stazione-Quaranti-Alice-Ricaldone. Talvolta facevamo un giro più lungo: Ricaldone-Cassine-Strevi-Acqui-Ricaldone.

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Non avendo immagini di quanto appena descritto ne ho postata una del tutto alternativa e mi scuso in anticipo per il fuori-tema.

lunedì 4 agosto 2008

Tenco? ....forse un po' ORSO !


Nell'ottobre del 1965 Tenco fu definito un GATTO;
Nel maggio del 1966 diventò un TIGRE


...e nel gennaio 1967 perfino..."un po' ORSO"
Ma veramente Luigi aveva questa capacità di adattamento, in così poco tempo, alle sembianze di animali diversi?
Certamente non sarebbe mai stato un CANE, dal momento che lui stesso ammetteva, in amore, di non essere fedele.

E neanche lo vedo nel ruolo di TARTARUGA perché, è fuori discussione che, su certe problematiche, arrivava in anticipo sui tempi.
Mah, non so cosa pensare, ma tutto sommato, mi piace ricordarlo "forse un po' orso"....come me!

giovedì 3 luglio 2008

Tenco: un gatto



Premessa obbligatoria
Questo articolo è tratto dalla rivista ANNABELLA del 28 ottobre 1965 ma è stato da me, in misura parziale, integrato con parole che possono essere difformi rispetto a quelle che furono pubblicate all’epoca.
Per questo motivo, qualunque riproduzione che fosse fatta delle parole da me usate, con qualunque mezzo, senza il mio consenso è da ritenersi illecita e mi costringerebbe a intraprendere azioni volte alla tutela dei miei diritti.
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TENCO: UN GATTO
Diffidente, riservato con gli sconosciuti, un po’ indolente, imprevedibile, poco fedele. Il suo ritratto somiglia a quello di un felino. Luigi Tenco è uno dei nostri cantautori più seri e intelligenti.

Luigi Tenco, di professione cantautore. Riservato, silenzioso, bene educato. Non parla di sé, della sua vita privata, dei suoi amori. Lo abbiamo visto in televisione, nella “Comare”, in “Musica Hotel”, in “Un giorno a Pallanza”, in “Trentatré giri”, tutti conosciamo “Mi sono innamorato di te”, “Angela”, “Il mio sogno” alcune delle canzoni più note; tutti lo abbiamo sentito nel “Canzoniere di Giorgio Gaber” in una riedizione, con testo suo, di un canto popolare (“Babbo non vuole, la mamma nemmeno”) già reso celebre da Ciaikowski nel “Capriccio Italiano”; tutti lo abbiamo visto nel film “La cuccagna”.
Lo abbiamo visto, lo abbiamo sentito, abbiamo letto articoli, biografie, critiche sul suo conto. Risultato: non lo conosciamo.
“Qualcuno è riuscito a dare di Lei un ritratto fedele?” gli ho chiesto. Tenco non dice né sì, né no, senza prima avere dimostrato che è sì, o che è no.
“Vede. Un giornalista mi incontra, parla con me, mi ascolta. Si fa un concetto particolare e mi inquadra in un determinato cliché. Tutti gli altri che dopo di lui vengono da me, volutamente o no, ricalcanno il personaggio così come il primo lo tracciò. Ognuno di noi deve essere “definito”. Io sono stato definito “malinconico, solitario, arrabbiato, scontento, infelice”; andando avanti, altre impressioni di altri giornalisti si aggiungono alle prime. Ne esce un personaggio talmente strano, da essere quasi inumano. Ma sa, l’idea che si dà di una persona, di un cantante o di un attore, non deve per forza rispondere completamente alla realtà; basta che sia attendibile, per essere valida.”
“Nel suo caso?”
“Oh, nel mio caso è appunto così: attendibile ma non valida, o almeno non completamente valida. Ma, lei mi capisce, non posso passare tutta la vita a dire “non sono quello che sembro”. C’è una attrice che ha la faccia di ragazza un po’ leggerina, un po’ vuota, un po’ picchiatella. Viene imposta come tale e, secondo me, deve rassegnarsi. Non può perdere il suo tempo a dire, anche se è vero, che una è la faccia e un’altra è l’anima. Non può soffermarsi troppo nel tentativo di dimostrare che non è una leggerina, ma un angioletto, che è originale come tutte le persone intelligenti, e non picchiatella; che non è vuota, ma soltanto poco propensa a dare ai fatti della vita maggiore importanza di quanta in realtà non ne meritino. Deve adattarsi. In fondo non importa tanto la definizione giusta, quanto la definizione efficace. Io, per me, non l’ho mai voluta cercare. Ecco perché il mio profilo, così come è stato fatto, è piuttosto falso.”
“Perché, lei come lo farebbe, questo suo ritratto?”
“Non lo farei. E’ tempo perso. O crede che se lo facessi potrei uscire da quel cliché in cui sono stato immesso a viva forza?”
“Come cantante può dare un giudizio di se stesso?”
“Qui, forse, mi torna meno difficile accettare il parere dei critici. E’ un parere lusinghiero. Poi, vede, sarò un po’ presuntuoso, ma nel mondo della musica leggera, accanto a tanta gente brava ci sono tali buffoni…Alludo, ad esempio, a certi “imitatori”. Vorrei conoscere personalmente uno di quelli che dicono: “Io imito Celentano”. Lo vorrei conoscere per sapere che genere di ragionamento fa. “Io sono come Caio, mi vesto come Caio, mi pettino come Caio, per questo sono bravo come Caio”. Non capisce che non fa altro che procurare a Caio dei gran soldi, e basta. Ma dove ce l’ha l’amor proprio, l’orgoglio, certa gente?”
“Senta, Tenco. Io ho letto in poche ore tutti gli articoli che parlano di lei. Mi sono fatto una cultura, in proposito. So tutto anche sulle sue donne.”
“Le mie donne?”
“Sì, Marisa Solinas, per esempio.”
“Io non la conosco nemmeno. Un giorno mi chiamò un fotografo, mi disse che dovevo posare vicino ad un’attrice, io mi misi in posa, lui scattò una fila di fotografie, e qualche tempo dopo vidi il risultato sui giornali. “Tenco fa le sue canzoni ispirandosi a Marisa”; “Tenco e Marisa si amano fin dalla culla”, “Tenco e Marisa….”. Ma stiamo scherzando?”
“Ma lei non smentì?”
“Smentire che cosa? E a che serve?”
“Poi c’è la storia di Ursula, la ragazza tedesca, divorziata, innamorata di lei a prima vista, l’unico sogno della sua vita, gli studi interrotti per Ursula.”
“Buffonate. Invenzioni.”
“Lei non smentì.”
“E già. Ma io non sono Filippo di Edimburgo. Le cose che si dicono di me su un giornale si dimenticano appena voltata la pagina. Ma non è che io sia un tipo senza reazioni. La mia reazione è questa. Non bado a nulla. Ciascuno reagisce a modo suo.”
Tutto inventato, nei minimi particolari, dice Tenco. E spiega: “Quando avrà occasione di leggere un articolo sul mio conto, e viene a sapere, anche tra le virgolette, che io ho dichiarato d’amare Tizia, o Sempronia, non ci creda. Tutto ciò che è stato scritto sulla mia vita intima sono bugie. Io sono la fonte delle notizia sulla mia vita privata. Giuro che non ho mai detto nulla a nessuno.”
“E pensare che io volevo chiederle se è vero che fra lei e Gino Paoli esiste una specie di gara d’amore permanente, nel senso che vi contendete le donne.”
“Toh, non lo sapevo.”
“Ed è vero che Gino Paoli ha dichiarato che lei non sa guidare l’automobile?”
“Penso che sia stato inventato tutto per amore del paradosso. Ma del resto che colpa ne ha, Gino, dei suoi incidenti automobilistici?”
“Dicono anche che lei è l’unica persona che conosce la verità sul famoso colpo di pistola di Paoli.”
Tenco dice di no. No, no, no. “Possono dire e scrivere tutto sul mio conto. Che amo alla follia Renata Monteduro, che sono arrivato quarto al Giro d’Italia, che vado in brodo di giuggiole per la voce di Claudia Cardinale, che il mio tipo di donna ideale dovrebbe avere il volto di Gabriella Farinon e la voce di Claudia. Lo hanno scritto. E non l’ho smentito.”
“A parte”, dico, “che Gabriella Farinon se avesse avuto la voce di C.C. sarebbe già stata licenziata dalla televisione, qual è, secondo lei, il tipo di donna ideale?”
“Non c’è, o dipende dai momenti. Ora risponde al mio senso estetico il tipo Jane Fonda.”
“Non mi ha detto se ha interrotto i suoi studi per amore.”
“Ma è chiaro. Ho frequentato il liceo scientifico, poi mi sono iscritto all’università, in scienze politiche. In casa mi dicevano di non distrarmi con le canzoni, altrimenti mi sarebbe passata la voglia. E io a insistere che la voglia di studiare c’è o non c’è. Avevano ragione loro. Interruppi gli studi. Per amore, anzi per poco amore….”
“In fondo, a ventisei anni potrebbe anche riprendere.”
“A ventisette. Ma sa, non sono un tipo tedesco. C’è chi a 96 anni studia l’ebraico, a centodue comincia a correre in bicicletta, a centodieci studia a memoria la “Divina Commedia”. Non sono imparentati con me.”
“Lei crede che la prima impressione, incontrando una persona, sia quella valida?”
“In genere sì, non mi sono mai sbagliato. Le dirò che per me le migliori persone sono quelle che, viste, suggeriscono un giudizio che poi corrisponde alla realtà. Gli altri sono degli ibridi. Se uno ha un carattere ben preciso si capisce subito.”
“Ma lei è timido veramente, come dicono? A me non pare.”
“Hanno detto anche questo. Non è vero. E’ una delle tante cose non vere scritte sul mio conto. Non sono nemmeno un tipo complicato; anzi. Eppure si è tentato di tutto; c’è chi mi ha definito “un altro Gino Paoli”, chi ha detto che sono il “Jean Belmondo italiano”, il “James Dean di Alessandria”. Niente. E poi vorrei sapere che nesso ci sia fra Belmondo, Paoli e James Dean. Siamo nel campo del contorsionismo. A un certo momento non si capisce più chi sia, uno, a furia di farlo somigliare a tanti altri.”
Forse Luigi Tenco ha capito che è meglio lasciar dire; è anche più conveniente. Il pubblico, secondo i suoi gusti, vede in lui un Paoli, un Dean, un Belmondo; oppure un timido bisognoso di una mano per vincere le difficoltà della vita, ed è spinto alla tenerezza; o un malinconico che preferisce la solitudine e quindi sente di volergli bene come se ne vuole a un infelice; oppure uno scontento della vita, e si immedesima in lui, perché non c’è nessuno che, al giorno d’oggi, non si senta, almeno per un ora al giorno, un po’ scontento, un po’ malinconico, un po’ amante della solitudine.
Sono rimasto con Tenco per tre ore filate. Ha parlato più lui (chiuso, riservato finché si vuole) di me. E ho assodato che non è un triste, come vorrebbero i suoi biografi e come suggerirebbe il suo volto, ma soltanto un ragazzo serio che ha bisogno di incoraggiamento per “legare” con l’interlocutore; che non è un timido, perché se lo fosse sarebbe nello stesso tempo il più grande attore dei giorni nostri, dato che l’avrebbe magnificamente nascosto; che non è uno “scontento” in quanto riesce anzi ad accontentarsi di ciò che la vita gli dà tenendosi quasi appartato dal mondo della canzone e del cinema; vive a Recco, non cerca il lavoro né a Milano né a Cinecittà, ma è il lavoro che cerca lui. Che non è un infelice, in quanto trova soddisfazione nel lavoro e in tutto ciò che la vita può dare a un giovane di ventisette anni come lui. Non ha un amore? Non pensa al matrimonio? Non ha romanzetti sentimentali? Non li ha, soltanto perché non li dichiara. “Può esistere un tipo che non vuole dire niente di sé?”, chiede. Può esistere, ed è lui. Le sue cose le tiene per sé.
IL SUO HOBBY: CANTARE E RECITARE
“Ma a chi si ispira per le sue belle canzoni d’amore?”
“A fatti, sensazioni, persone: alla signorina X, o alla signora Y. Fatti miei.”
Non ha amici, amici nella comune accezione del termine. Gli piace uscire con persone che siano capaci di fargli fare quattro risate, dice. Non è un cupo, un malinconico, un triste. Gli piacciono, dice, le persone “leggere”, senza pensieri, senza preoccupazioni, capaci di prendere la vita come va presa. Gli piace chi non lo angustia con le sue preoccupazioni e chi non gli chiede dei suoi problemi.
“Eppure, vede, uno in Italia ha la ventura di scrivere due canzoni, e il giorno dopo gli fanno il ritratto, secondo un’impressione vaga, addirittura epidermica. “E’ un cantautore impegnato”. Macché impegnato. Sono un cantautore e basta. Il termine “impegnato” implica poi, per i biografi, tutta una serie di qualità annesse per cui saltan fuori tutti quegli aggettivi che ti dipingono come un individuo originale, scostante, presuntuoso; quando non addirittura non fa pensare, tutto ciò, a un misantropo, o a un individuo al quale ci si possa avvicinare soltanto dopo aver letto tutto Kafka, tutto Kant, tutto quello-che-volete-voi. La gente si figura che Luigi Tenco, quando è in casa, viva da uomo “impegnato” e invece egli è là che legge i fumetti, Diabolik, Satanik, Topolino e Paperon dei Paperoni. Io, parola d’onore, leggo i fumetti. E non sono sempre triste, non sono sempre zitto, non sono sempre intento a imparare o a creare”
E’ un ragazzo normale. Le solite domande, anche frivole, che si fanno per scoprire la personalità dell’interrvistato, non servono con lui. Servono poco anche con gli altri, perché ciascuno si sforza di trovare l’angolatura che ne metta in risalto l’humor, o la falsa semplicità, o la finta cultura. Con Tenco il giochetto non funziona. “La più bella giornata della sua vita?”. “Non so. Non esiste un misuratore della felicità”. “Se potesse tornare indietro che cosa non farebbe di ciò che ha fatto e che cosa farebbe di ciò che non ha fatto?”. “E’ una domanda che in termini pratici non ci si può porre”. “Ha un hobby?”. “Sì, la musica leggera e il cinema”.
Il lavoro, per lui, è un hobby. Non è il segreto della felicità? E non basta, questo, per smentire che Tenco sia un ragazzo inquieto, triste, insoddisfatto? Egli rifugge anche dalla qualifica di “pensatore”, di “intellettuale”. “Se avessi voluto occuparmi di problemi altamente intellettuali o filosofici”, dice, “non lo avrei fatto certo incidendo dei 45 giri”. Si rifiuta di dire quale sia la donna più affascinante che abbia mai incontrato. “Il termine affascinante, com’è inteso comunemente, non lo concepisco. Se non esiste un interesse affettivo trovo che il fascino non faccia presa.” Tenco ritiene che Mina sia il più grande personaggio della musica leggera italiana, predilige il genere dei Bindi, Paoli, Endrigo (il suo preferito), al quale egli pure appartiene, pensa che fra i “nuovi” cantanti ci sia una caterva di “negati”. I Beatles, per lui, sono semplicemente dei “drittoni”. La musica leggera italiana (quella moderna) non ha presa all’estero solo perché non vi è nulla di originale, dice Tenco. I cantautori e gli urlatori sono portati a fare ciò che in Francia e in America qualcuno ha fatto molto prima di loro. Fra una canzone bella e stupida e una brutta e intelligente, per passare una serata diversa dalle altre, Tenco preferisce quella bella e stupida. E’ meno impegnativa, dice.
E quello sarebbe un ragazzo “strano”? E’ uno come ce ne sono tanti che gli somigliano. Egli è riservato (con chi non conosce), amante della vita, imprevedibile e confidente, nemico dei pettegolezzi, della capacità di sopravvivere, non è molto fedele, e lo dichiara, è un accanito lavoratore, anzi si ritiene uno un po’ indolente. Non si avventura nella giungla della musica leggera, gli piace il calduccio della sua casa.
Ma rileggete l’ultimo capoverso, sembra proprio l’immagine del gatto. Somiglia tanto, Luigi Tenco ad un gatto ed anche il gatto, come lui, ride sornione perché un po’ gli somiglia.

domenica 29 giugno 2008

Luigi Tenco...dopo la prima censura


Luigi Tenco...dopo la prima censura

Questa scena, che ho tratto dal programma televisivo "Musica Hotel" di Dino Verde, dimostra che Luigi Tenco, dopo gli strali della censura per i brani "Cara maestra", "io sì" e "Una brava ragazza" si ripresentò in video agli spettatori italiani, appena alcuni mesi dopo. Certo, però, è pur vero che i condizionamenti furono talmente pesanti che Luigi non poté accettare di buon grado queste "chiamate" RAI, per cui non deve meravigliare alcuno se, nel corso di una intervista sosterrà che la canzoncina "cara maestra" gli era costata un paio di anni di oscuramento TV.

Quando Tenco incideva come R. Ventuno

Quando Tenco incideva come R. Ventuno.

Talvolta, in campo discografico, si è portati a pensare che tutto sia già stato scritto e relativamente ad una parabola breve, quale è stata quella di Luigi, questa sensazione è pure corretta, dato che per catalogare le limitate incisioni di quando Tenco era in vita, basta saper contare fino a cento, che è poi l'anagramma anche del suo vero cognome.
Ma Luigi non finisce mai di stupire per le tracce che ha lasciato ed allora mi permetto di evidenziare che non ho mai letto niente a proposito di questo R. Ventuno (cfr. microsolco della Gamma GX 01-003) di cui si aveva notizia invece nel lontano Messico.
In Italia un brano analogo è stato inciso da un certo Dick Ventuno....che però potrebbe evidenziarsi come D.Ventuno e sappiamo che la lettra R invece non è la D.
Per la cronaca (e non per la Storia) dirò che siamo in presenza di un...Notturno senza luna.

Anche questa notizia, che per molte persone può essere considerata di poco conto, spero vada ad arricchire gli archivi del Club Luigi Tenco di Venezia.

mercoledì 25 giugno 2008

Se non lo sai...te lo dico io




Se non lo sai...te lo dico io.

Nel 1965, Luigi Tenco fu protagonista di un film cosidetto "musicarello" per la regia di Tullio Piacentini.
In quella occasione Luigi cantò un brano che gli aveva procurato una certa notorietà anche all'estero.
Si trattò di "Ho capito che ti amo" che in Spagna (a Barcellona) era risultata la canzone vincitrice del "Festival del Mediterraneo" ed in Argentina veniva proposta come sigla di una seguitissima telenovella televisiva.
Nel 1965 Luigi era anche un militare chiamato "lupo di Toscana" ma pare che ottenere permessi per portare i militari sul grande schermo non fosse particolarmente difficile, in quel periodo.
Di questa indicazione, che non ho mai trovato segnalata da altre parti e che spero vada ad arricchire il materiale del Club Luigi Tenco di Venezia, a richiesta, fornisco la prova.

mercoledì 16 aprile 2008

per riconsegnarlo alla favola


21 marzo 2008 ...appuntamento nell'isola

21/3/2008: appuntamento nell'isola.

Il 21/3 ricorrevano 70 anni dalla nascita di Luigi Tenco ed alcuni "tenchiani" hanno voluto salutare la giornata ritrovandosi a Venezia dove è stato proiettato l'unico film a cui l'artista piemontese prestò la sua collaborazione in veste di attore ma, credo io, anche di aiuto-sceneggiatore; altri lo hanno fatto invece riunendosi a Savona presso una libreria locale dove resterà esposto, per alcuni mesi, il manoscritto della sua ultima canzone.
Ed infine ci sono stati quelli che hanno deciso di ritrovarsi in un'isola e lo hanno fatto raccogliendosi intorno ad una Mostra di Pittura dedicata, come omaggio, proprio a Luigi Tenco. Io ho fatto parte di questa ultima piccola schiera e posso raccontare dunque solo gli umori che ho raccolto nell'isola. La mia impressione è stata quella di trovarmi tra gente, che di Luigi aveva solamente sentito parlare ed ora, in virtù di questo appuntamento e mossa da una buona dose di curiosità, si appresta ad approfondirne la conoscenza. C'è stato chi mi ha avvicinato dichiarandosi affezionato al personaggio già dalla prima metà degli anni '60 e quindi ben prima della sua morte ma poi, scavando-scavando, è emerso in tutta evidenza che più che del personaggio i suoi ricordi erano legati ad un brano di Luigi che, ancora oggi gli ricordava un suo amore giovanile. Altri, chiamati a rappresentare le Istituzioni, han fatto miracoli per trovare le parole giuste e comunque anche in questo sforzo ho apprezzato un sincero e genuino interesse che sapeva di nuovo. Vorrei oggi replicare alle parole di Luigi "ragazzo mio, non metterti a sognare lontane isole che non esistono" dicendo che in quell'isola, però, qualcosa è stato fatto.

lunedì 24 marzo 2008

" I FIORI DI IERI. UN OMAGGIO A LUIGI TENCO".


" I FIORI DI IERI. UN OMAGGIO A LUIGI TENCO" personale di pittura di Maria Vittoria Conconi



Centro d'arte e cultura "Giuseppe Biasi " in Piazza d'Armi, 10, (ingresso da Corso Regina Margherita di Savoia) 21 - 28 marzo 2008Inaugurazione venerdì 21 marzo alle ore 19,00
Patrocinio: Comune di Sassari Provincia di Sassari Fondazione dell'A.N.M.I.G.

La mostra

Dedicata alla figura di Luigi Tenco del quale si commemora la nascita proprio il 21 marzo, l'esposizione intende evocare il significato delle sue canzoni attraverso una serie di immagini ispirate dalla sua musica. In particolare il tema predominante è quello del mondo femminile nella musica di Tenco. Non mancano tuttavia opere di significato diverso quali nature morte e composizioni floreali. Maria Vittoria Conconi ha partecipato ad una mostra collettiva in occasione del 45 ° anniversario della FIDAPA di Sassari. Successivamente ha realizzato prima al Teatro Litta di Milano e poi presso la Biblioteca Comunale di Rescaldina (MI) una mostra di acquerelli dal titolo "Tenco, le donne e la musica". Nell'ambito della mostre è stato presentato anche un calendario con i relativi acquerelli.

mercoledì 19 marzo 2008

Fascino e mistero di una voce oltre le nuvole


FUMETTI E CARTOONS (tratto da LA STAMPA nel WEB del 17/3/2008)
17/3/2008

Fascino e mistero di una voce oltre le nuvole
SERGIO ROSSI



Se digitiamo la voce «Luigi Tenco» su Google, escono 160 mila occorrenze, tra cui il sito non ufficiale con foto, testi, filmati, documenti del cantante originario di Cassine (Alessandria) e cresciuto a Genova. Su You Tube una schiera di fan ha inserito ben 185 video tratti da trasmissioni dove è stato ospite, oltre che quelli delle cover elaborate da altri colleghi cantanti, uno fra tutti Fabrizio de André, che compose in sua memoria «Preghiera di gennaio» la sera stessa che seppe del suicidio del suo amico durante il Festival di Sanremo a cui Tenco partecipava con la cantante francese Dalida, anche lei suicida (al terzo tentativo) nel 1987.Le sue canzoni sono state usate come titoli e citazioni da molti scrittori, come Carlo Lucarelli, che gli ha anche dedicato lo spettacolo teatrale «Tenco a tempo di tango». Oggi è diventato anche una biografia a fumetti scritta da due autori, Luca Vanzella e Luca Genovese, nati dieci anni dopo la sua morte: «Luigi Tenco, una voce fuori campo» è il secondo volume della collana Biografie (la prima è stata quella di Martin Luther King dell'americano Ho Che Anderson) edita da Becco Giallo, giovane e appassionata casa editrice di Pordenone da poco entrata nel gruppo composto da Alet e Meridiano zero. Nella presentazione del volume alla seconda edizione di BilBolBul, festival internazionale del fumetto appena concluso a Bologna, Vanzella e Genovese hanno spiegato il loro approccio alla figura di Tenco, le difficoltà di trovare il tono narrativo giusto per non avvalorare tesi precostituite e restituire al meglio la complessa figura del cantautore e il suo tempo.La scommessa è stata vinta in pieno sia per i contenuti sia per il modo come sono stati narrati. Nella prima parte la sceneggiatura di Vanzella utilizza come filo conduttore l'ultima settimana di vita di Tenco durante il Festival in cui incastra una serie di flashback che ci raccontano il passato del cantante, il suo rapporto con la madre, le donne, il mondo della musica che Genovese sa disegnare senza cadere nella trappola delle foto ricalcate. Nella seconda parte dopo il suicidio, i due Luca costruiscono un montaggio grafico- narrativo che mette insieme finzione e realtà, illazioni e documenti ufficiali in una maniera possibile solo a fumetti, e che ci lascia intatto il fascino e la malinconia del personaggio. Se di dubbi sulla morte di Tenco ce ne saranno sempre, sul talento degli autori dopo questo libro ce ne sono molti meno.

martedì 4 marzo 2008

Luigi Tenco - Una voce fuori campo


LUIGI TENCO UNA VOCE FUORI CAMPO

Luca Vanzella - Luca Genovese

Collezione Biografie 17x20, 144 pagine brossura, b/n Euro 15.00 ISBN 978-88-85832-41-1

Il cantautore Luigi Tenco si è sparato un colpo di pistola alla tempia destra. E' la notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967, Hotel Savoy di Sanremo. Poche ore prima la sua canzone Ciao, amore ciao è stata eliminata dal Festival. E' la delusione ad averlo condotto al suicidio? Com’era la vita di Luigi Tenco?

mercoledì 27 febbraio 2008